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#48: Reame o circo? Anatomia del Met Gala

#48: Reame o circo? Anatomia del Met Gala

Mancano poche ore all'evento più atteso dell'anno. Ecco tutto quello che c'è da sapere: dalla scelta dei look agli invitati, dal cibo ai costi dei biglietti

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Marta Melini
mag 04, 2025
∙ A pagamento
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#48: Reame o circo? Anatomia del Met Gala
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Il 5 maggio il Met Gala accenderà i riflettori su un tema atteso da tempo: la moda e la creatività afroamericana (di cui avevo già scritto qui). Superfine: Tailoring Black Style è una retrospettiva che esplora come la comunità nera — maschile — abbia usato l’abito come armatura, come mezzo di affermazione personale e controllo sulla propria immagine in una società spesso ostile.

A differenza del dandismo europeo alla Oscar Wilde, infatti, quello nero non si limitava alla ricerca del bello, ma nasceva da urgenze profonde, sociali e identitarie. Le sue radici affondano nel Settecento, in un’epoca in cui l’eleganza veniva imposta ai corpi schiavizzati come strumento di rappresentazione dei padroni. Col tempo, però, quello stesso stile è stato rivendicato e trasformato dagli esteti neri in un linguaggio di emancipazione, mobilità sociale e autodeterminazione.

Black Dandyism.

È da qui che parte Superfine: un viaggio nel potere trasformativo dello stile, tra eleganza, resistenza e identità. La prima mostra del Costume Institute interamente dedicata alla cultura afroamericana, pensata per che scardinare lo sguardo eurocentrico sulla figura del dandy e riscriverne, finalmente, la storia.

Un tema che (finalmente) non suscita polemiche

Forse ricorderete la confusione dello scorso anno. Bellezze addormentate: il risveglio della moda (avevo scritto qui del tema e della storia del Met Gala) ruotava attorno a capi considerati troppo fragili per essere indossati di nuovo. Il dress code? Il giardino del tempo, che aveva immediatamente ispirato l’ironia di chi prevedeva un red carpet invaso da fiori, con il solito sottotesto: “Floreale per la primavera? Avanguardia pura”. Insomma, un tema vago, al punto che persino Anna Wintour si era scusata, ma almeno poco controverso, dopo anni di polemiche infuocate.

A Sleeping Beauty-themed dress, 2024.

Nel 2023, ad esempio, Karl Lagerfeld: A Line of Beauty aveva scatenato l’indignazione di chi si chiedeva perché rendere omaggio a un direttore creativo noto per le sue dichiarazioni sprezzanti contro le persone grasse e le vittime di violenza sessuale.

Omaggio alla fedele gattina di Lagerfeld, Choupette, 2023.

E nel 2022, con In America: An Anthology of Fashion, il dress code Gilded Glamour celebrava un’epoca d’oro americana (1870–1900) segnata, però, anche da disuguaglianze estreme. Un parallelo poco opportuno nel post-pandemia. E Kim Kardashian, come se non bastasse, aveva messo il carico da novanta, indossando — e danneggiando — l’iconico abito di Marilyn Monroe, in una delle scelte più discusse degli ultimi anni.

Kim Kardashian con l’abito di Marilyn Monroe, 2022.

E la lista delle controversie potrebbe continuare. Come dimenticare, ad esempio, l’apparizione di Scarlett Johansson nel 2018 con un abito Marchesa, firmato dalla stilista Georgina Chapman, all’epoca moglie di Harvey Weinstein — travolto solo pochi mesi prima dallo scandalo #MeToo per accuse di molestie e aggressioni sessuali.

Quest’anno, invece, pare che le acque siano chete. L’unico a sollevare qualche anatema è stato Jack Schlossberg — nome forse poco noto, ma volto della dinastia Kennedy e unico nipote dell’ex presidente John F. Kennedy. In un video pubblicato sui social pochi giorni fa, ha dichiarato la sua intenzione di boicottare l’evento. Paradossale, che a criticare l’evento come "anacronistico e fuori luogo in tempi tanto difficili sia proprio un ereditiere bianco, americano e straordinariamente privilegiato.

Con così tante cose che succedono in patria e nel mondo, non è il momento per una festa del genere, almeno per me. Quindi boicotterò il Met Gala quest'anno…e penso che anche gli altri dovrebbero farlo.

Ironia vuole che Schlossberg sia anche corrispondente politico per Vogue — proprio il magazine la cui direttrice, Anna Wintour, è l’ideatrice e regina incontrastata del Met Gala. Un dettaglio che rende il suo gesto ancora più contraddittorio. Perché sì, l’evento è spesso puro spettacolo, a volte persino al limite del grottesco, ma resta comunque una serata di beneficenza. I fondi raccolti servono a sostenere il Costume Institute, custode della più importante collezione di moda al mondo, che — a differenza degli altri dipartimenti del Met — non beneficia del budget del museo.

In più, il Met Gala contribuisce ad amplificare il valore culturale della moda e dell’arte, avvicinando al museo un pubblico che altrimenti, forse, non ci metterebbe mai piede, come Justin Bieber.

Circo o Reame?

Da quando Anna Wintour ha preso le redini dell’organizzazione nel 1995, il Met Gala è diventato uno degli eventi più spettacolari — e al tempo stesso più significativi— del nostro tempo. Qui potere e denaro si incontrano, incornando gli artisti più rilevanti del momento. Abiti da milioni di dollari, red (o meglio champagne) carpet trasformati in palcoscenici, guest list esclusive: una trasposizione pop del G7, dove lo status non si risolve in political power, ma in stile.

Se è vero che le masse faticano a celebrare la ricchezza dei privilegiati quando la disuguaglianza di reddito è così acutamente percepita, è altresì vero che quest’anno il tema del dandismo nero, ha molto da offrire.

I co-presentatori saranno Colman Domingo, Lewis Hamilton, A$AP Rocky e Pharrell Williams, con LeBron James nel ruolo di presidente onorario. A occhio e croce la lista di co-presentatori più rilevante che l’evento abbia mai avuto (e non ce ne vogliano gli altri).

I co-presentatori del Met Gala 2025.

Le Cifre

Spesso ci si chiede quanto costi organizzare il Met Gala e se generi effettivamente profitti o se tutto venga speso per mettere in piedi la festa più esclusiva dell’anno.

Secondo i documenti fiscali del Metropolitan Museum, l’edizione 2024 è costata circa 6 milioni di dollari, ma ha raccolto oltre 22 milioni.

Tra le spese coperte dai 6 milioni rientrano:

  • L’allestimento scenografico del red carpet

  • Le imponenti composizioni floreali

  • Il catering della serata

  • I cachet per le performance artistiche (escludendo però make-up, hair styling, stylist personali, abiti e accessori degli ospiti, che sono a carico degli stessi o dei brand)

I 22 milioni di incassi provengono invece da:

  • La vendita dei biglietti singoli, che nel 2024 hanno raggiunto quota 75.000 dollari ciascuno

  • Tavoli da 10 persone acquistati dai grandi marchi per 350.000 dollari l’uno

  • Sponsorizzazioni e pubblicità legate ai contenuti editoriali e digitali generati durante l’evento

  • Donazioni volontarie — e non obbligatorie — degli invitati, che spesso non pagano il biglietto perché ospiti dei brand

  • Spot pubblicitari durante la diretta streaming sul canale YouTube: un mini-spot da 6 secondi può arrivare a costare 500.000 dollari — ovvero più di 83.000 dollari al secondo!

La lista esclusiva degli invitati: come vengono scelti?

Secondo l’autrice di Anna: The Biography Amy Odell, Anna Wintour in persona decide chi merita un posto al Super Bowl della moda. Stephanie Winston-Wolkoff, ex organizzatrice del Met Gala, era solita stilare una lista preliminare con un centinaio di nomi. Solo in un secondo momento si sedeva con Wintour, che passava in rassegna l’elenco per decidere chi tagliare senza troppi complimenti. Questo significa che anche se un grande marchio, come Louis Vuitton, acquista un tavolo da dieci posti alla modica cifra di 350.000 dollari, potrà sì scegliere chi invitare, ma solo tra volti più o meno noti che abbiano ottenuto il benestare di Wintour.

Met Gala 2024.

Chi decide i look?

Al contrario del sentire comune, Wintour non controlla maniacalmente i look di tutti gli invitati, ma di una grande parte. Un suo preparatissimo team dà la possibilità — a coloro che non hanno uno stylist personale — di uno styling gratuito. Sebbene questo servizio sia sempre stato visto in modo negativo perché suggeritore di un controllo totale sull’evento, molte celeb apprezzano l’aiuto di Vogue.

Perché a Maggio?

Nei primi anni 2000, l’evento fu spostato in primavera dopo che Karl fece saltare la mostra dedicata a Chanel. Mossa che si rivelò vincente per almeno due motivi:

  • collocarlo a maggio significava allontanarlo dalla stagione autunnale, quando New York è già fitta di eventi benefici rivolti soprattutto all’élite storica della città

  • i brand di moda erano più propensi a investire cifre importanti, approfittando dell’inizio dell’anno fiscale — anziché trovarsi in primavera con i budget marketing già quasi del tutto prosciugati.

Cosa prevede il menù?

Quando si pensa al Met Gala, l’immaginario collettivo si concentra sull’attesissima sfilata sul tappeto più famoso del mondo, ma in realtà la serata è strutturata in più fasi e include anche una cena riservata a tutti gli invitati.

Nonostante molti addetti ai lavori, tra cui l’ex co-presidente del 2003 Tom Ford, non vedano di buon occhio l’idea di mangiare durante eventi di tale portata, le testimonianze delle celeb dimostrano che il cibo viene effettivamente servito. Ford, in un’intervista, dichiarò:

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