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#43: The September (t)Issue: tra rivoluzioni e addii, servono fazzoletti

#43: The September (t)Issue: tra rivoluzioni e addii, servono fazzoletti

Il mese sacro della moda sarà il palcoscenico di una rivoluzione epocale capace di ridisegnare il sistema. Cosa accadrà? Facciamo una previsione

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Marta Melini
mar 29, 2025
∙ A pagamento
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#43: The September (t)Issue: tra rivoluzioni e addii, servono fazzoletti
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Circa un anno fa iniziavamo a fare ironia sul valzer di CEO e direttori creativi che sconvolgeva le maison più prestigiose. Pierpaolo Piccioli lasciava Valentino, sostituito da Alessandro Michele, l’uomo che aveva triplicato il fatturato di Gucci. E il posto vacante da lui lasciato veniva affidato a Sabato De Sarno, che oggi—dopo pochi mesi—passa il testimone a Demna, a sua volta in uscita da Balenciaga.

Questi scossoni, improvvisi o attesi, sono diventati così frequenti che non basterebbero tre newsletter per elencarli tutti. Se all’inizio era facile seguirne i movimenti, ora il ritmo è talmente frenetico che persino i magazine online hanno dovuto creare sezioni dedicate, aggiornate quotidianamente, per tenere traccia del continuo rimescolamento ai vertici del settore.

Ne conoscete qualcuna? Io vi consiglio questa di NSS. Fatemi sapere che ne pensate!

Se le pubblicazioni cartacee e digitali si limitano a registrare questo bollettino di guerra, i social ne fanno ironia, trasformando il caos in meme. Un paradosso, considerando che il mondo della moda, per sua natura raffinata ed elegante, sembrava immune a tanta instabilità.

Poltrone girevoli, partite di scacchi, giralamoda: comunque lo si chiami, questo gioco è durato fin troppo

Ma proviamo a fare ordine. Tralasciando i mesi scorsi, ecco un rapido recap di ciò che sta accadendo nelle ultime settimane (senza un preciso ordine cronologico):

  • Loewe:

    Esce Jonathan Anderson (forse destinato a Dior?)
    . L’addio era nell’aria dopo la mancata sfilata di febbraio. Anderson lascia dopo un decennio di sperimentazione tra nuovi materiali, tessuti e progetti. Tra i suoi lavori più memorabili, la campagna SS24 scattata da Jurgen Teller con Maggie Smith, l’esposizione al Salone del Mobile di Milano, le creazioni per celeb come Rihanna, Beyoncé e Taylor Russell, il concept store di Casa Loewe, il lancio del trimestrale Loewe Issue e l’iconica t-shirt “I Told YA” di Challengers.

    Per dovere di cronaca, va ricordato che Anderson ha vinto numerosi premi, tra cui Designer of the Year 2023, ma—ahimé—in un sistema che si autopremia, il valore di questi riconoscimenti resta discutibile.

    Entrano Jack McCollough e Lazaro Hernandez, fondatori di Proenza Schouler (che ora attende un successore). I due, ex studenti della Parsons School of Design di New York, inizieranno la nuova avventura in Loewe dal 7 aprile.

    Rihanna @Super Bowl | Taylor Russell @MET 24 | Beyoncé @Renaissance Tour - Loewe

  • Versace:

    Esce Donatella
    , che assume il nuovo ruolo di Chief Brand Ambassador, dedicandosi a progetti filantropici e benefici. Dopo 27 anni alla guida della maison, si è detta entusiasta del cambiamento e fiduciosa per la nuova direzione del brand. Donatella ha sempre sostenuto i giovani talenti—basti pensare a Christopher Kane e Anthony Vaccarello scelti per disegnare la seconda linea Versus, o alla sua apparizione nella campagna A/I 2015 di Riccardo Tisci. In fondo, ha sempre amato sfidare le convenzioni della moda, dimostrando che i designer non devono essere rivali, ma possono condividere una visione.

    Entra Dario Vitale, ex Design e Brand Image Director di Miu Miu. Il suo arrivo alimenta le speculazioni su un possibile acquisto di Versace da parte del Gruppo Prada. Una mossa strategica: l’universo di Miuccia accoglierebbe finalmente un brand audace e sensuale, conquistando una fetta di mercato finora inesplorata.


    Ma soprattutto, c’è una domanda ben più importante e scottante, a cui risponderemo sotto…ma prima continuiamo con il bollettino di guerra…

  • Gucci

    Esce Sabato De Sarno, che lascia la direzione creativa dopo un brevissimo mandato di cui abbiamo parlato ampiamente nelle precedenti newsletter.

    Entra Demna (Gvasalia), che abbandona Balenciaga per approdare—con stupore di tutti—in casa Gucci. Pochi, forse, ricorderanno la collaborazione tra Demna e Alessandro Michele nel 2022, quando i due stilisti decisero di lanciare “The Hacker Project”. Una piccola collezione che dava loro la libertà di interpretare e fondere i codici estetici dei due brand come mai prima di allora. Un progetto dimenticabile, non per i ricavi, ma per la rilevanza culturale di quei prodotti che nessuno ormai ricorda più. Tuttavia, in termini di rilevanza, Demna ha dimostrato una straordinaria capacità di leggere il presente e tradurlo nel linguaggio della moda. Visionario, provocatore, resiliente: non solo è sopravvissuto allo scandalo della campagna Balenciaga, ma ha anche saputo adattarsi alle esigenze del mercato (con gli studi universitari nel settore finanziario). Ora, il suo compito è ambizioso: riportare energia creativa in un brand che ne ha urgente bisogno. Le aspettative sono altissime—soprattutto da parte di Pinault, che dopo il crollo del 10% delle azioni Kering, esige risultati.

    The Hacker Project | 2022 | Source: Vogue


  • Mugler:

    Entra Miguel Castro Freitas, definito da WWD un “talento esperto ma poco conosciuto”. Il suo curriculum parla chiaro: ha lavorato negli uffici stile di Saint Laurent, Dries Van Noten e Dior, sia con Galliano che con Raf Simons. Un background che lascia presagire una continuità con il lavoro di Casey Cadwallader, che lascia dopo sette anni. Il vero verdetto arriverà a settembre, con il suo debutto alla Paris Fashion Week.

  • Chanel:

    Entra Matthieu Blazy, quarantenne parigino di grande prospettiva. Il presidente Bruno Pavlovsky ha parlato “di personalità audace, di un approccio potente e innovativo alla creazione, così come di una dedizione all’artigianalità e ai materiali più preziosi, che consentiranno a Chanel di prendere nuove, eccitanti, strade». Ma Blazy sarà il giusto match? Per mesi, il posto vacante è stato il golden ticket della moda. E ora che è nelle sue mani, la domanda è: riuscirà a compiere i passi giusti per avvicinarsi ancora di più a Hermès? Blazy, da Bottega Veneta, si è distinto come uno dei designer più talentuosi della sua generazione, con un’ossessione gentile per l’artigianalità e la creazione di un linguaggio personale che ha ampliato l’universo asfittico del predecessore Daniel Lee. Ma il suo mondo è fatto di sfilate, eventi e progetti destinati a un manipolo di pochi intimi radunati in spazi ricercati e intellettuali. Chanel, invece, è l’eccesso, le ridondanti perle bianche, le enormi catene dorate, tutto ciò che si addirebbe a un party organizzato dal Gatsby di Fitzgerald. Se Blazy non avrà il problema di risollevare i fatturati—al contrario di molti suoi colleghi—dovrà però reimmaginare in chiave contemporanea il mondo di Coco e Karl Lagerfeld, riconquistando quella clientela iper fedele al Dio Tweed che Virginie Viard aveva in parte allontanato.

Chanel e le perle giganti | FW25, Paris Fashion Week

  • Maison Margiela:

    Entra Glenn Martens
    , belga classe 1983, già noto per la sua direzione creativa di Diesel, anch’esso parte del gruppo OTB di Renzo Rosso. Nei suoi cinque anni di mandato da Diesel, Martens è riuscito a riportare il denim al centro del discorso, con un lavoro quasi ossessivo sul denim. Un’efficace strategia di comunicazione social e un’immagine graffiante, amata dalla Gen Z, hanno fatto il resto.

    Rosso ha sempre avuto fiducia in lui, tanto da dichiarare: “Ho lavorato con Glenn per anni, ho visto il suo talento, e so di cosa è capace. Dopo Martin, che ha dato vita alla maison e alla sua linea “Artisanal”, e John che ha reso il brand la maison di couture più all’avanguardia al mondo, sono onorato di avere un terzo couturier a capo.” Martens eredita quindi una doppia sfida: rispettare il codice di decostruzione e sperimentazione tipico di Margiela, ma con una visione contemporanea e commerciale.

  • Jil Sander:

    Entra Simone Bellotti, che rimpiazza dopo sette anni il duo composto da Luke e Lucie Meier. Dal 2022 in Bally, lo stilista è riuscito a lasciare il segno, con buona pace della stampa che l’ha sempre elogiato per i suoi design autentici, capaci di fondere tradizione svizzera ed eleganza contemporanea. Il suo lavoro è caratterizzato da riferimenti artistici e silhouette scultoree, un equilibrio che ora dovrà declinare nel linguaggio minimale di Jil Sander.

E poi?

Oltre a questi recentissimi giri di poltrona, ce ne sono altri già avvenuti o in procinto di avvenire. Vediamo allora chi cambierà direzione creativa quest’anno e, soprattutto, cosa accadrà nei prossimi mesi. Settembre, in particolare, sarà il banco di prova per tutti questi cambiamenti…

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