#20: La parabola di Anna Wintour
Attrazione Globale, Accesso Limitato: Vogue World Paris attira tutti, ma è per pochi.
Il 23 giugno scorso ha fatto tappa a Parigi un nuovo evento ideato da Anna Wintour, inaugurando così la settimana dell’Haute Couture. Ma di cosa si tratta esattamente? Nessuno lo ha ancora capito, tranne i fortunati presenti (forse).
Con le Olimpiadi alle porte, la Ville Lumière si prepara a vivere un momento d’oro grazie all’attenzione globale che la circonda da mesi. Dopo la storica sponsorship di 150 milioni di euro da parte di LVMH per Parigi 2024, lo sposalizio tra moda e sport è stato enfatizzato anche da Anna Wintour con Vogue World Paris.
Che cos’è “Vogue World”?
Il primo Vogue World è stato lanciato nel 2022 a New York. In quell’occasione, le modelle hanno sfilato su una passerella a cielo aperto, mentre panini caldi al pastrami venivano serviti per gentile concessione di Michael Kors e Katz’s Deli.
L’anno successivo, l’evento si è spostato a Londra, precisamente al Theatre Royal Drury Lane, dove Annie Lennox cantava “Sweet Dreams” mentre Naomi Campbell, Cindy Crawford, Linda Evangelista e Christy Turlington sfilavano a sorpresa sulla passerella.
Come può quindi essere definito questo momento di ritrovo tra celebs e moda, in cui l’accozzaglia di elementi kitsch e chic riesce comunque a far parlare di Vogue e Anna Wintour? (nb: evento coperto mediaticamente solo da Vogue. Agli altri forse importava poco).
“Vogue World” - Parigi Edition
Quest’anno, la manifestazione itinerante organizzata a Parigi ha riproposto la stessa formula degli anni passati, ma nella suggestiva Place Vendôme, che si trova nel cuore del 1° Arrondissement. Questa piazza iconica, costruita nel 1860 su ordine di Luigi XIV per incarnare il potere assoluto nel cuore di Parigi, è stata transennata e chiusa al pubblico per consentire a personalità di spicco del mondo della moda - e non solo - di godersi lo spettacolo.
Lo show era frutto di una collaborazione tra il prestigioso magazine di Condé Nast e le accademie atletiche giovanili di tutta la Francia. Discipline come scherma, ciclismo e ginnastica sono state abbinate a temi specifici della moda francese per ogni decennio, a partire dal 1924, così da poter festeggiare il legame centenario tra moda e sport.
Se Wintour aveva definito la serata londinese come glamour ed raffinata, credo non possa dire lo stesso di quella parigina, che si avvicinava più a una dimostrazione del Cirque du Soleil piuttosto che de la Mode Parisienne. La ragione principale è una: l’estetica elegante e raffinata tipica francese è stata sopraffatta da quella chiassosa e folcloristica americana.
Immaginate Kendall Jenner e Gigi Hadid entrare in sella a due cavalli vestiti Hermès per aprire le danze. La musica rende il momento solenne solo per un istante, giusto il tempo di ricordarsi che sono due modelle nate e cresciute in America.
Da quel momento, Cara Delevigne ha narrato la serata in diretta live stream, alternando momenti sensazionali (Aya che canta in francese in un abito marrone di Jean Paul Gautier, i primi abiti di Chanel pubblicati su Vogue nel 1924, i couturier che hanno reso grande la moda francese e i numerosi atleti presenti) a momenti pop a stelle e strisce (parate di ballerini sexy con vassoi pieni di vino finto, parrucche platino, canzoni di Bad Bunny e pin-up come Sabrina Carpenter).
Cose belle:
Gli *abiti* e le coreografie hanno offerto uno spettacolo visivamente straordinario
Il supporto tramite i ricavati provenienti da *parte* della vendita dei biglietti. Lo scorso anno, erano stati raccolti circa 2 milioni di sterline a sostegno di organizzazioni artistiche e culturali britanniche. Quest’anno, parte del ricavato andrà a sostenere il programma di beneficenza messo a punto da Parigi 2024 con Secours Populaire
Il coinvolgimento di ex dipendenti e collaboratori di Anna Wintour. La presenza di figure di spicco come Edward Enninful (ex capo-redattore di British Vogue) e Carine Roitfled (ex capo-redattrice di Vogue France) ha conferito ulteriore legittimità all’evento, evidenziando il continuo impatto di Wintour nel mondo della moda
Cose meno belle:
L’americanizzazione assoluta di qualsiasi cosa tocchi Anna Wintour in persona. La manifestazione ha mostrato un’evidente impronta americana, che ha sovrastato l’estetica e l’eleganza tipicamente francesi
L’onnipresenza di Vogue e Wintour in ogni occasione possibile attorno al globo. Le numerose iniziative promosse rischiano di diluire il valore di molti brand, temi ed elementi coinvolti nel gioco, rendendo difficile mantenere un’identità coerente e distinta dal mondo, spesso elitario e privilegiato, di Vogue
Pharrell ha elogiato questa cerimonia di apertura pre-Olimpiadi per il suo spirito inclusivo, definendolo entusiasmante. Seriamente? Qui apro un caso:
Nel 2022, Vogue World New York aveva messo a disposizione i biglietti a 130 dollari, mentre quelli più costosi andavano dai 2 ai 3 mila dollari. La versione parigina, invece, ha eliminato i biglietti da 130 dollari, proponendo solo quelli da 2 e 3 mila dollari. Tradotto: chi non poteva permettersi tali cifre, ossia coloro che poi seguono gli eventi online e creano engagement tramite discussioni, video e stories sui social media, potevano gentilmente seguire la manifestazione dai cancelli o in diretta streaming. Non vi ricorda la storia che vi avevo raccontato in questa newsletter riguardante il costo dei biglietti del MET GALA?Può sembrare un elemento di poco conto, ma in realtà racconta molto della strategia intrapresa da Wintour. Comprare Vogue oggi significa comprarne l’accesso: una cosa che prima non si poteva fare. Anna Wintour ha capito prima di tutti (come sempre) che Vogue aveva un prezzo, simbolico oltre che materiale. Come già scritto in tempi non sospetti, nemmeno i miliardari riuscivano ad entrare al MET GALA nonostante i soldi a disposizione per pagare; serviva qualcosa di più del danaro e cioè la conoscenza di Anna e ovviamente il talento di far parlare di sé nel mondo. Ora, invece, basta mandare una mail a paris@vogueworld.com e il gioco è fatto.
Sembra che l’obiettivo di Vogue World sia quello di creare un grande tentacolo simile a quello del MET, guidato dalle logiche capitaliste più sguaiate. Ma se il desiderio di molti è quello di condividere la stanza con Anna Wintour e il mondo di Vogue, è ora possibile e accessibile. Forse Pharrell parlava di quel tipo di inclusione.
Non è che un’altra occasione per ribadire il potere di chi arriva nella patria dell’eleganza e della raffinatezza per imporre il proprio sfarzo hollywoodiano e scenografico, prediligendo la quantità - di cose e persone - alla qualità. Non è che la libertà di mercificare tutto ciò che si trova davanti al proprio cammino, per dissetare la voglia di denaro e visibilità liquida. Non è che un evento di moda che, in realtà, poco ha a che fare con la moda.
E voi, cosa ne pensate? Si tratta di un evento divertente e fine a se stesso o nasconde dietro di sé strategie culturali ed economiche ben definite? Io credo più nella seconda, e mi auguro che dopo aver toccato New York, Londra e Parigi, il prossimo anno sbarchi a Milano (quarta e ultima capitale di moda globale).
Buon Weekend,
XXX